themonochromeman: (Default)
themonochromeman ([personal profile] themonochromeman) wrote2025-03-06 08:43 pm
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So sorry

Work Title: So sorry
Rating: Choose Not To Use Archive Warnings
Warning: One-shot, angst, hurt without comfort, missing scene (a sort of)
Fandom: Conclave (2024)
Categories: M/M
Characters: Goffredo Tedesco, Thomas Lawrence, Aldo Bellini (mentioned)



Sapeva già che sarebbe stato un disastro.
Eppure decise ugualmente di tentare quella che sembrava essere una mossa decisamente azzardata – o disperata, dipendeva da quale punto di vista la si guardasse.

Thomas sospirò e con la mano si tolse lo zucchetto dal capo, tenendolo stretto tra le dita. Prese un lungo e profondo respiro, riempendosi i polmoni talmente tanto da sentire una pressione tale da contribuire a percepire un leggero fastidio tra le costole. Allungò la mano contro il legno nero opaco della porta della stanza del Cardinale e bussò quasi timidamente un paio di volte.
“Che c’è?” Subito gli rispose una voce aggressiva. “Eminenza Tedesco? Sono io, T-” La porta si aprì immediatamente e il Patriarca di Venezia guardò il Decano. “Conosco la tua voce, Tommaso.” L’espressione dell’italiano si addolcì all’istante, lasciando che un leggero sorriso gli illuminasse il viso. Lawrence, in tutta risposta, si lasciò solo sfuggire un piccolo sospiro di sollievo per quel cambio repentino di umore da parte di Tedesco – sapeva perfettamente che averlo di cattivo umore non avrebbe giovato a suo favore per poter intavolare un discorso con lui.
“Oh, I’m so sorry. Come in, come on!” Goffredo aprì maggiormente la porta per invitare il Decano ad entrare nella stanza che gli era toccata in sorte durante il Conclave. Thomas allentò la presa sul suo zucchetto, provando a rilassarsi. “Grazie, Goffredo.” Entrò nella stanza, passando davanti all’altro Cardinale, urtandolo leggermente con la spalla e sentì immediatamente il forte odore di vaniglia che tanto lo contraddistingueva.
“Scusami, sono rientrato da poco e non ho ancora avuto modo di sistemarmi. I nostri fratelli italiani vogliono rimanere fino a tardi a discorrere del più e del meno, come ben saprai!” Spiegò Goffredo, slacciando la fascia scarlatta del suo abito talare, piegandola con cura per poi riporla al bordo del proprio letto; poi si girò, fissando i suoi occhi scuri in quelli del Decano. “Siediti pure, Tommaso.” Finse ingenuità l’italiano, mettendosi una mano in tasca, estraendone la sua sigaretta elettronica. “Di cosa volevi parlarmi?” Thomas si accomodò su una poltrona poco distante dal letto e lo fissò, umettandosi le labbra con la lingua per cercare le parole esatte per intavolare il discorso. “Io…” “Non credo tu sia qui per il voto di domani, no?”
Lawrence scosse il capo. “Abbiamo visioni troppo diverse ma ti rispetto, Goffredo.” Tedesco aggrottò le sopracciglia, quasi spiazzato da quel singolare complimento. “Per questo sono venuto da te…” Continuò il Decano. “No, Tommaso. Ho già capito dove vuoi andare a parare!” Sbuffò il Patriarca, lasciando che del fumo bianco lo avvolgesse.
“Per favore, ritira la tua candidatura...” Lawrence si ritrovò a stringere lo zucchetto talmente tanto forte da sentire le falangi indolenzirsi lentamente.
Tedesco rimase inspiegabilmente calmo.
“E perché dovrei? Per farlo vincere? Tu e quell’idiota di Sabbadin siete davvero convinti che avrà la maggioranza dei voti?” Si lasciò sfuggire una risata. “Non avete capito che in tutti questi anni avete solo rinvigorito la parte più conservatrice della Chiesa?”
“Io…” L’inglese si schiarì la gola e con tono fermo continuò a parlare. “…sono convinto che Aldo meriti di essere eletto Papa. Il suo lavoro come Segretario di Stato è stato esemplare, non puoi negarlo. Lui è capace, tollerante, di ampie vedute. Sono sicuro che saprete trovare un dialogo nonostante le differenze di vedute!”
“Non è me che dovete temere, Tommaso!” La voce di Tedesco si fece più dura. Portò nuovamente la sigaretta elettronica alle labbra e continuò a fissare il suo interlocutore. “Chi ti ha convinto che io sia anche solo nella posizione di essere un suo degno rivale?” Thomas non rispose, mordendosi nervosamente l’interno della bocca. Cercando di pensare solo al dolore lancinante che quell’azione gli stesse provocando. “Lui?” Lawrence deglutì rumorosamente, poi asserì con un gesto del capo.
Goffredo soffiò un’altra nuvola di fumo dalle labbra, in direzione del Decano; poi con rabbia tirò un pugno contro il materasso sotto di sé. “Ti rendi conto di cosa ti ha spinto a fare, vero? Te ne rendi conto?”
Thomas si alzò di scatto, facendo cadere a terra lo zucchetto e afferrando il braccio di Goffredo per evitare che si facesse male in qualche modo. “C-calmati! Non era mia intenzione farti infuriare.” “No? Allora non saresti mai dovuto entrare in questa stanza!” Continuò Tedesco, sempre più agitato. Lawrence sospirò, cercando di stringerlo a sé in un goffo ed imbarazzato abbraccio. “Lo so… sapevo benissimo di non essere nella posizione di avanzare una tale richiesta, Goffredo. Ma l’ho fatto comunque perché Aldo ha bisogno di vincere questa elezione! Glielo dovevo.” Tedesco scosse il capo, cercando di scacciare qualcosa dalla sua mente: forse quelle parole, forse il fiume in piena dei suoi pensieri. “E anche tu…”

Goffredo si lanciò contro il petto di Thomas che, stringendo le labbra, lo accolse accarezzandogli i capelli.
Lo lasciò in quella posizione per qualche minuto, sentendo come il respiro del Patriarca cambiasse intensità ad ogni sua carezza. In quella circostanza, in quella posizione, vide Tedesco veramente vulnerabile. E sentì uno strano calore al centro del petto.

Era forse la presenza dello Spirito Santo?

“Goffredo…”
Tedesco sospirò.
“Aldo ti ama ancora.”
“Non è così, Tommaso. Te l’assicuro.”

O il senso di colpa che gli stava letteralmente togliendo il fiato?

“Perché pensi che faccia tutta quella scena allora? Parla sempre di te, in continuazione.” Tedesco alzò la testa, gli occhiali leggermente appannati. Fissò Lawrence dritto nei suoi occhi chiari. “Perché è un americano melodrammatico.” Rispose serio, scatenando però una risatina nel Decano che subito si scusò per la sua reazione inappropriata.
Tedesco si allontanò dall’altro, imbarazzato per quella sua improvvisa debolezza e per aver perso un battito nel vedere Thomas ridere. “Non gli devo nulla. E neanche tu, Tommaso.”
Lawrence abbassò le spalle, arrendevole. “Lo sappiamo entrambi che è colpa mia se tra voi è finita…” Tedesco sbuffò, girandosi nuovamente verso il letto. “Se tra me e il Cardinal Bellini c’è mai stato qualcosa, qualsiasi cosa, è finito per colpa nostra.” “No! Non è così, Goffredo! Aldo era geloso perché durante la mia malattia ho chiesto a te di accompagnarmi più e più volte alle visite. Anche noi siamo amici e non ci ho visto nulla di male nel farlo! Avrei voluto chiederlo anche a lui, certamente, ma era sempre così impegnato con il lavoro insieme al Papa che non volevo essere un peso ed aggiungere ulteriori preoccupazioni!” Lawrence continuò a parlare senza riuscire a fermarsi. “Credo pensasse che tra noi ci fosse qualcosa. Altrimenti perché tra voi sarebbe finito tutto? Non c’è altra spiegazione, Goffredo!” Tedesco si lasciò sfuggire una risata amara. “Aldo voleva essere al mio posto Tommaso.” Il Decano lo guardò confuso. “Al tuo… posto?” “Aldo ha sempre amato te, non me.”
Thomas rimase senza fiato; sentì lo schiaffo della consapevolezza colpirlo senza pietà in pieno volto, fin quasi a tramortirlo.
“Non era geloso di me. Ma di te! Solo ed esclusivamente di te!” Quasi ringhiò Tedesco, lanciando dall’altra parte della stanza la sigaretta elettronica che ancora stringeva in una mano. La fece urtare contro il muro e cadde in terra, spaccandosi in più parti. Lawrence sussultò ma non riuscì a reagire e a proferir più parola.
Era sconvolto dalle parole dell’altro Cardinale, dalla sua reazione, dalla realizzazione di aver sempre interpretato male tutta la relazione tra lui ed il suo più caro amico ed anche quella tra Aldo e Goffredo. Si sentiva mortificato per esser stato così ingenuo e distratto e incredibilmente imbarazzato e per aver addirittura avuto la faccia tosta di chiedere a Tedesco di ritirarsi dalle votazioni dell’imminente Conclave. Delle lacrime di frustrazione apparvero ai lati dei suoi occhi. “Goffredo… i-io…”
Tedesco cercò di calmarsi prendendo un profondo respiro. Era rosso in volto, anch’egli con delle lacrime che cercavano disperatamente di scivolar giù dai suoi occhi per cercare di lenire almeno un po’ le sue ferite. “Non c’è bisogno che tu dica nulla, Tommaso. Lo so che Aldo non è ricambiato. L’ho sempre saputo.” La voce di Tedesco tremò. “E me ne sono approfittato…” Thomas allungò la mano verso il Patriarca che però, gentilmente, la rifiutò. “Non dovevo infrangere i miei voti. Non dovevo illudermi e approfittarmi della debolezza di Aldo. Ognuno ha le sue colpe e ne pagheremo le conseguenze davanti a Dio. Ma non intendo distendere un tappeto rosso per l’uomo che più mi ha ferito, Tommaso. Mi spiace.
Se è davvero così degno di essere Papa lo diventerà comunque. Anche scontrandosi contro di me!” Goffredo si inginocchiò a terra a raccogliere lo zucchetto del Decano dal pavimento. Glielo porse e rimasero in silenzio a guardarsi intensamente, entrambi con gli occhi lucidi. Thomas afferrò il piccolo copricapo di stoffa rossa, sfiorando la mano dell’altro Cardinale. Sentiva la pelle bruciare proprio dove le dita di Goffredo rimanevano in contatto con le sue. Tedesco schiuse le labbra per dire qualcosa che però non riuscì davvero a pronunciare.

“I’m so sorry…” Sussurrò Thomas.
“Buonanotte Tommaso.” “B-buonanotte Goffredo.”

E il Decano lasciò la stanza del Patriarca di Venezia senza voltarsi indietro, diretto verso la sua camera da letto. Non sarebbe riuscito a chiudere occhio quella sera, lo sapeva perfettamente!





Durante tutte le votazioni del Conclave solo Goffredo Tedesco continuò a votare sempre per lo stesso candidato, l’unico che riteneva essere veramente degno sopra ogni altro: Aldo Bellini.